domenica, dicembre 07, 2008

Che gli mancano tre buchi nel sedere per essere Cicciobomba cannoniere... e andare ad abitare in Francia.

Così, infatti, recitava il grande pezzo "T.V.U.M.D.B." della sopraccigliuta orchestrina. Un verso indimenticabile, ma che mi ha fatto riflettere in merito al mio attuale domicilio. 

State sereni: la mia esistenza biologica procede regolarmente. Opero costantemente sotto l'effetto di sostanze eccitanti, nella fattispecie caffeina, teina e penthousina. Nella stanza principale - nonché, a ben guardare, unica - del mio studiolo ora campeggiano i poster di John Coltrane e di Al Pacino in Scarface, impassibili e apparentemente indifferenti al fatto che in realtà difficilmente ascolto roba più leggera degli Impaled Nazarene e che il mio cinema di riferimento è ormai rappresentato da drammoni strappalacrime cinesi.

Il post odierno, per l'appunto, sarebbe dovuto essere dedicato alla nobile arte lanciata dai fratelli Lumière - ignari, ahiloro, che a qualche decennio di distanza orde di mentecatti autoproclamatisi "teorici del cinema" si sarebbero accapigliate sulla scelta del termine "didietro" invece di "fondoschiena" nel discutere la nozione deleuziana di "culo" nella produzione mediana di Tinto Brass.

Da non moltissimo, infatti, si è concluso l'atteso festival Image de Ville, 5 giorni fitti fitti di conferenze, tavole rotonde, film, incontri con pezzi grossi (sì, ma precisiamo: pezzi di cosa?) e quant'altro, e il tutto dedicato a Pechino. Ora, da buon cantonese d'elezione quale sono, la capitale dell'Impero di Mezzo e i suoi abitanti mi stanno cordialmente sulla picca di giada; ma l'occasione è pur sempre ghiotta per cuccarsi tonnellate di film, per vedere live scrittori e registi di grido a prezzi decisamente popolari, nonché per godere impunemente di forme varie di intrattenimento con la parvenza di fare qualcosa di serio. 

Il post, come dicevo, sarebbe dovuto essere dedicato a tutto ciò, ma strada facendo ci ho ripensato. Cambierò adunque discorso e mi limiterò a riferirvi che: 1) nei film i gialli non si lavano mai, nemmeno quando è in programma un bel gioco delle nuvole e della pioggia con la dolce metà, 2) Jia Zhangke è un nano, 3) Guo Xiaolu, non contenta di essere una cazzo di Hui, si è presentata con due treccine da Pocahontas e delle calze rosso fiammante da far male agli occhi.

Tornando quindi alla realtà fattuale, i miei ultimi - spero nel senso di latest e non di last - giorni sono stati funestati da due eventi incresciosi: un agghiacciante week-end a Nizza e il morbo che, con ogni probabilità, ho colaggiù contratto. 

Il suddetto fine settimana nella città natale di Garibaldi si configurava come ricongiungimento familiare con quei santi di mio padre - in zona per una serie di esercitazioni di implantologia su cadavere, da eseguirsi oltre confine perché in Italia ancora non è lecito disporre di tali materiali inerti [A questo proposito ringraziamo di cuore Benedetto, il suo stuolo di porporati pederasti e l'incrollabile sostegno che da sempre l'istituzione ecclesiastica fornisce alla scienza medica e al progresso dell'umanità, N.d.Uno che ce l'ha a morte con la pretaglia] - e mia madre - prontamente aggregatasi in veste di turista dei due mondi. E così ho momentaneamente abbandonato Aix e, complice un TGV che di grande vitesse ha soltanto il nome, mi sono tosto recato nella ridente - solo se hai la grana, presumo - Costa Azzurra.

Tra piacevoli conversari e scambi di materiale scottante (la caffettiera che avevo imprudentemente lasciato a casa), il primo giorno è filato via tranquillo. Peccato che durante tutta la nostra permanenza non abbia smesso un solo minuto di piovere e tirar vento, e che la città, almeno nella sua versione invernale, faccia solennemente cacare. Pensavo di avere visto il peggio a Marsiglia... imperdonabile ingenuità. Troppi italiani, troppi francesi, troppa feccia asseritamente umana, troppi cani, troppa sporcizia, troppo pochi gialli. Per fortuna che siamo riusciti in extremis a sbolognarla ai cugini al di qua delle Alpi, va'. Tre musei in croce, un mare perennemente in tempesta, strade bombardate di sterco canino e avicolo, tagliagole a ogni angolo... a questo punto, scusate tanto, ma Nizza a Trieste le fa una pippa. 

I problemi sono iniziati il sabato, quando mia mamma si è trovata inchiodata al letto dell'hotel da un mix letale di malesseri di origine ignota, ma imputabili con ogni probabilità al consumo di certi frutti di mare e/o di un pesce dall'aria non propriamente freschissima che anch'io ero stato costretto a ingurgitare in mancanza d'altro, visto che l'unico piatto asseritamente vegetariano del ristorante conteneva gamberetti in quantità industriale. Il giorno dopo sono riuscito a rimettere i viandanti sul treno del ritorno - che, per la cronaca, è arrivato in ritardo a Milano permettendo loro di perdere agevolmente la coincidenza e di arrivare comodamente a casa a notte inoltrata - ho ripreso il mio disonestissimo TGV, sono sbarcato a casa alle 18, ho mangiucchiato il mio couscous (era dalla colazione che non toccavo cibo), mi sono guardato il mio onesto Taxi 4 e mi sono buttato in branda sereno come il meteo delle Hawaii. 

Verso mezzanotte, il dramma.

Senza scendere nei particolari, il dramma è proseguito con intensità e violenza del tutto inaudite fino a mezzogiorno, quando finalmente gli spasmi gastrici hanno accennato a calmarsi. A seguire, una giornata passata a letto senza toccare liquidi o solidi, e così anche il martedì, eccezion fatta per un paio di misere tazze di tè. Nel santo giorno di mercoledì, infine, mi sono arrischiato nel mondo esterno ma sono prontamente rientrato nel mio bozzolo di lana e percalle. Alla fine della fiera, un totale di tre giorni passati senza riuscire a convincere il mio stomaco ad assorbire qualsivoglia sostanza nutritiva. 

Nel mio forzato confino tra le coperte è successo quello che, per la mia salute, non dovrebbe mai accadere. E non parlo certo di lubriche pratiche onanistiche - in quel momento avevo la libido di un cubetto di porfido - bensì del fatto che all'immobilità del corpo faceva da contrappunto un'atipica attività cerebrale di eccezionale intensità. Ora, è chiaro che quelle che mi sfrecciavano nella testa in quegli attimi di iperlucidità erano le stesse cazzate che macino normalmente; resta il fatto che la quantità di idee malsane, riflessioni di falsa profondità e inquietanti concatenazioni logiche si rivelava decisamente superiore alla norma, al punto che io stesso ne sono rimasto turbato.

Oltre a quella fornita dal mio stato febbrile, una possibile spiegazione è che le mie facoltà siano state acuite dal digiuno: tuttavia, non potendone affinare la qualità (la materia prima è quello che è), tale potenziamento si è realizzato semplicemente sul piano quantitativo. Comunque stiano le cose, è innegabile che l'astensione dal cibo conferisca una lucidità fuori del comune. Peccato che io, diciamo di famiglia, abbia tendenza a ingurgitare more bovino sostanze mangerecce al minimo accenno di appetito, obnubilando così spesso e volentieri uno spirito che agognerebbe altrimenti assurgere alle supreme vette della conoscenza. Ma che ci volete fare, la fame è una gran brutta roba.

Ora che sono del tutto guarito, rieccomi tornato all'usuale mediocrità cerebrale. Ed è con le acciaccate meningi che mi restano che vi do rendez-vous al prossimo sfogo o rash cutaneo che dir si voglia. Vi lascio dunque con un brano del capitolo XX del Daodejing, nell'impareggiabile traduzione del sommo Ron Hogan, una scoperta di cui dobbiamo tutti ringraziare ancora una volta il maestro Pizu:

"Don't spend too much time thinking about stupid shit".

Playlist:
  • Jethro Tull - Songs from the Wood
  • Overkill - Wrecking Your Neck Live
  • Red Hot Chili Peppers - Blood Sugar Sex Magik
  • Caravan - Waterloo Lily
  • The Beatles - Help!
  • At The Gates - Slaughter of the Soul

1 commento:

Anonimo ha detto...

"If you can talk about it
It ain't tao" (Laozi 1)

"Be cool" (Laozi 5)

"If that's not possible, go to Plan B
Be simple. Be real.
Do your work as bst as you can
Don't think about what you get for it
Stay focused. get rid of all your crap" (Laozi 19)

E' in corso una scrittura subcommentariale che porterà il mio nome. Ispirata all'esegeta Ron Hogan (XXVII incarnazione di Wang Bi)

屁祖