mercoledì, novembre 05, 2008

Almeno adesso so come si dice a.k.a. Anch'io preferisco trascinare la coda nel fango...

... come la tartaruga di Zhuangzi.

Da cinque giorni ormai il mio soggiorno forzato nel lussuoso auberge de jeunesse della cara vecchia Aix è giunto al termine. Siamo oramai entrati nel santo mese di novembre, in cui finalmente un presidente caffellatte guida quella che, ancorché limitatamente ai mezzi materiali e non certo a quelli intellettuali, è la più grande potenza del pianeta. E proprio nel primo santo giorno dell'altrettanto santo mese ho infine messo piede nella mia nuova magione.

Già la sera prima del mio ingresso trionfale avevo ricevuto una doccia fredda. Beh, non proprio una doccia, diciamo un bidè. Nel consegnarmi le chiavi, la padrona borbotta a mezza voce che, come avrò sicuramente notato, nella stanza principale non c'è il letto che avevo visto in occasione della mia prima visita: la precedente affittuaria - che, sia detto per inciso, è una cacacazzo olimpionica, se è vero che il suo attaccamento morboso a uno studio che doveva lasciare già a fine agosto mi ha costretto a oltre due settimane di vita randagia in attesa che sua signoria muovesse il culo - lo ha sfondato proprio nel mezzo. Al posto del caro estinto troneggiano ora un vecchio divano estensibile e lercio coperto da un telo altrettanto crassoso, e un'enorme poltrona che all'occorrenza diventa letto a una piazza.

Ora, al di là dell'incazzatura per non poter disporre del previsto letto a due piazze per farci i porci comodi miei e delle mie eventuali ospiti, sono piuttosto contrariato anche sul piano linguistico. Già, sono stufo di questi divani e/o poltrone che diventano letti e che in Francia, ma solo qui, sono identificati dal cacofonico e orrendamente fastidioso termine "clic-clac". Ogni volta che lo sento - perdonatemi la caduta di stile - oltre a farmi venire la pelle d'oca, non posso fare a meno di rivivere la goliardia liceale che, nelle caotiche ore di chimica o simili, ci faceva scandire di gusto la filastrocca "La legge di Gay-Lussac: cazzo in culo fa cic-ciac".

Superato il momento di furia cieca grazie a una provvida seduta di qigong, non ho tuttavia potuto fare a meno di chiedermi come mai la padrona di casa, che ci teneva a "consegnarmi un appartamento pulito", si ostinasse a non quittare il bagno, da cui continuava a parlarmi senza smettere di grattare energicamente la vasca con una spugnetta d'anteguerra. Ma aveva senso accanirsi così su una superficie che in ogni caso prima o dopo sarebbe stata lavata - anche ammessa l'ignoranza della tipa in merito al mio ragionevole progetto di attuare un'opera di pulizia fulminea e accurata da fare invidia al vecchio Goering - e ignorare manifestamente che il resto dello studio, ma proprio tutto, era ricoperto da uno spesso strato di lordura tenace e resistente?

Il giorno della mia installazione è stato pertanto dedicato, ça va sans dire, alla messa sottosopra di mobili e ammennicoli per permettere l'azione di scope e stracci, seguita da tripletta di lavatrici in cui è finito tutto il materiale tessile della casa, e infine lavaggio generale di tutte le stoviglie presenti per estirparne i resti di cibo e di grasso che ivi albergavano da tempo verosimilmente immemore. Vi posso assicurare che dopo il mio passaggio anche quella vecchia checca di Mastro Lindo (che qui chiamasi Monsieur Propre) avrebbe potuto fare le sue cazzo di ispezioni con i guanti bianchi - anche se ha tutta l'aria di preferire quelli in lattice. La serata è stata invece dedicata ai festeggiamenti del tanto atteso trasloco in compagnia di Yayr, Farid e di mezzo chilo di pasta come io comando.

Ma veniamo ora al dramma umano.

Giorni fa, quando ancora bivaccavo tra giovani e (soprattutto) meno giovani ospiti dell'AJ, ho commesso un errore imperdonabile. Un errore di carità cristiana, con ogni probabilità testimonianza resiliente della mia forzata formazione cattolica che - pur riuscendo a fare del sottoscritto un accanito, velenoso e gratuitamente sacrilego nemico giurato di qualunque fede - riemerge talvolta sotto subdole e mentite spoglie. In breve, in quanto titolare di una patente di guida e di una carta di credito, ho accettato di aiutare il buon Farid nel noleggio, per 24 ore, di un Kangoo atto a traslocare la sua roba dalla macchina ormai defunta fin nel suo nuovo capanno di campagna, un ex garage sperduto tra le colline della zona nord, a qualche km da Aix. E poi, già che ci siamo, fare un salto all'IKEA e al Carrefour. 

Il tragico progetto ha preso forma all'alba di ieri. Alle ore 8 il tipo dell'autonoleggio, andato a prendere il mezzo, si presenta non con un modesto e innocuo Kangoo, bensì con un imponente e pauroso Trafic. Una promozione, dice lui. Io, che non ho mai guidato una cosa più grande del Terrano, prevedo già l'inferno. Ma almeno la giornata è stranamente soleggiata dopo giorni di diluvio, siamo entrambi in high spirits, e ci mettiamo festosamente in marcia. Girare per le stradine di Aix con un bestione lungo 6 metri e largo oltre 2 non è affarucolo di tutto riposo, ma alla fine liquidiamo rapidamente la pratica trasloco: abbandoniamo la carcassa ormai vuota della Corolla, indi scarichiamo le masserizie nel capanno di caccia. 

Quando facciamo vela verso l'IKEA splende addirittura il sole. Fra una stronzata e l'altra facciamo il giro obbligato che gli amanti della catena del collaborazionista svedese ben conoscono e apprezzano, in una mattinata ci carichiamo di poche cose utili e di mille puttanate, e ci dirigiamo verso un altro polo commerciale per mangiare qualcosa nel magnifico fast-food orientale China Express, spécialités chinoises-thaïlandaises-vietnamiennes da leccarsi i baffi alla Fu Manchu. Il nostro lieto desinare, ahimè, viene però guastato dall'addensarsi sulle nostre testoline di neri nuvoloni, che in quattro e quattr'otto si trasformano in una cappa di tenebre da cui diluviano interi container di acquaccia gelida. A fatica riguadagniamo il mezzo e riprendiamo la strada...

... peccato che sia l'ora di punta. Sotto il nubifragio, tonnellate e tonnellate di lamiere e plastegón arrancano a passo di mutilato di guerra. Sulla strada riusciamo a fare la spesa al Carrefour, dopodiché percorriamo al tempo record di un'ora e mezza i 7 km che ci separano dalla città. Finalmente ascendiamo al colle dove si trova il Cabanon per depositare gli acquisti; effettuate in fretta e furia le operazioni di scarico, sotto una pioggia che non accenna a diminuire, saluto Farid e mi accingo a scendere in città e a godermi una meritata dormita in compagnia delle mie nuove lenzuola scandinave. 

Quando giro la chiave, la tragedia. Il bestione si è impantanato: le ruote pattinano a vuoto, non c'è verso di muoverlo. Ribusso alla porta e chiedo l'aiuto di Farid, ma è buio, scravazza, siamo in mezzo al nulla e non ci sono nemmeno pietre o tavole per provare a tirare fuori quello scatolone di latta dalla melma. Dopo almeno un'ora e mezza di tentativi senza successo, rientriamo nella capanna che sembriamo usciti dal torneo delle cinque nazioni. L'unica speranza è il padrone di casa di Farid, che ha una macchina e conosce il posto: peccato che abbia lezione di kendo fino alle 22, e che poi abbia in progetto di andare al cinema. Rassegnati, facciamo fuori mezzo chilo di farfalle Carrefour con salsa di funghi, un bel caffè istantaneo, coccoliamo un po' un gatto arrivato in visita interessata. Poi, visto che non ci sono mobili né niente, ci buttiamo su un giaciglio improvvisato e buona notte ai suonatori.

Stamattina, alle ore 6, bussa alla porta del Cabanon il padrone di casa, vestito da paramilitare e armato di attrezzi vari atti al disincagliamento del Trafic, che come apprenderò poco dopo è vittima di un fastidioso "embourbement". Dopo un'ora di tentativi, rottura di corde, sfondamento di scarpe - le mie, nonché le uniche che mi ero portato... seguirà acquisto di paio sostitutivo - pietre scagliate in giro ad altezza stinco dalla furia dei pneumatici prigioni della fanghiglia e bestemmie - ah no, quelle no... ma i francesi come cazzo fanno? È tanto liberatorio... - un ultimo, disperato tentativo di "reculer" per poi "prendre de l'élan" sortisce l'effetto sperato: il bestione si libera dalla merda per rivelare un terreno putrido e costellato di buche e pozzanghere, permettendo al sottoscritto di ripartire a tutto gas (la scarpa sfondata non mi consentiva un controllo soddisfacente di acceleratore e frizione) e riportarlo, sporco di fango fino al tetto ma in orario, all'autonoleggio.

Questa storia, oltre a insegnarmi che aiutare la gente è sempre un male, mi ha anche fatto riflettere sui miei gusti musicali: la prossima volta ci penserò su due volte prima di spararmi nelle cuffie qualche bel gruppo sludge - termine che, per chi non ha dimestichezza con la lingua d'Albione, significa "fanghiglia". Adesso capisco perché quei cazzo di gruppi vengono tutti da New Orleans.

Per la gioia dei più cinici tra i miei sodali, la prossima puntata vedrà un nuovo affondo improntato alla più sprezzante misogallia, che metterà alla berlina due delle qualità di cui i francesi sembrano andare fieri, e che pertanto non riuscirò mai e poi mai ad accettare: 1) il lerciume con cui umiliano se stessi e l'ambiente in cui vivono, voltolandovisi con malcelata soddisfazione, e 2) l'incapacità di mangiare nel rispetto dei più elementari ammaestramenti di civiltà. 

What does not kill you... 

Playlist:
  • Free - Free
  • Canned Heat & John Lee Hooker - Hooker'n'Heat
  • AC/DC - Black Ice
  • Mc HotDog - 差不多先生
  • Children of Bodom - Blooddrunk

2 commenti:

Marco ha detto...

Qual gradito ritorno!
Ogni riferimento (negativo) a fatti o persone di stirpe gallica è da considerarsi vivamente auspicato...eh eh eh...
Che Iddio - leggasi "Monsieur Propre" - illumini i tuoi passi!

Sparrow ha detto...

:-D