sabato, marzo 29, 2008

Il taoista di Saint-Germain-des-Prés

L'intervento di quest'oggi è dedicato ad alcune tra le mille sfaccettature di quel sentimento ineffabile che è l'amore, o, per essere più realistici, di quella atavica e insondabile pulsione che la Natura proditoriamente instilla nei rappresentanti di ambo i sessi, agitando lo specchietto per le allodole del piacere fisico.

La prima riflessione - mai termine fu più adatto, dal momento che si parlava di specchietti per pennuti - mi è stata ispirata dalle osservazioni di un collega, anch'egli confinato in terra francese, acuto e disincantato osservatore dell'umanità cui, suo malgrado, si umilia a mescolarsi.

Se ho ben interpretato le sue parole, il collega si meravigliava del fatto che gli appartenenti alla razza bianca localizzati in Parigi, abbigliati in modi che azzarderei ad accostare agli ormai sorpassati "BoBo" o bourgeois-bohémiens, non dessero alcun segno di vita, né tantomeno di istinti primordiali, di fronte alla pregevolissima popolazione femminile di cui pullulano il cardo e il decumano della gallica capitale. Ma la cosa più sorprendente, faceva notare quel mio spirito affine, è che, nonostante l'ostentata inattività ormonale da parte dei portatori di pistillo, le portatrici di ricettacolo finiscano regolarmente per cadere amorose - perdonate il gallicismo - di questi asessuati paladini del fallogramma piatto.

Ebbene, caro collega, permettimi di dissentire con il tuo astioso stupore. Io ritengo che, lungi dal dar prova di comportamenti innaturali o tantomeno riprovevoli, tali individui abbiano compreso fino in fondo l'essenza stessa del taoismo più puro. In particolare trovo che il loro agire, o - per meglio dire - non-agire (wu wei 無為), incarni alla perfezione il principio magistralmente espresso da Laozi e riassumibile nel passo che traduco grossolanamente - e qui mi perdonino i veri specialisti della materia, in particolare il venerato maestro Pizu 屁祖, che proprio su questo tema tanti scritti vergò di suo pugno - "se si pratica il non-agire, non v'è nulla che non venga compiuto" ("為無為, 则无不治", Laozi, cap. 3). Che poi siano dei veri saggi è testimoniato anche dallo sgualcito libretto Gallimard che fanno sembiante di sfogliare, e che fino a un attimo prima sosteneva la gamba più corta del tavolo in cucina. In conclusione costoro, evitando di interferire con il Dao, ne realizzano appieno l'essenza - e, se permettete la nota prosaica, riescono anche, alla facciaccia nostra, a dare discreto sollazzo alla propria picca di giada.

E a proposito delle oltralpine fanciulle - che anche qui, nel profondo Sud e ben lontano dalla capitale, si dimostrano purtuttavia ampiamente meritevoli di tutela da parte dell'ordinamento giuridico - dovrò forse ricredermi sulla loro ormai proverbiale alterigia, costantemente in bilico tra charme da nasino all'insù e voglia di pigliarle violentemente a ceffoni?

Alcuni giorni orsono mi trovavo, come d'abitudine, nella biblioteca universitaria - sono tuttora restio a chiamarla BU come fanno tutti: mi suona troppo simile a PQ, ossia il comune acronimo per "carta da culo" - intento a ricerche di altissimo profilo, quando venni avvicinato con inusitato garbo da una valchiria desiderosa di sapere se, per caso, non fossi un certo tizio di cui non ho capito bene l'identità. Le poche parole sensate che mi sono affiorate all'encefalo in quell'attimo di smarrimento devono averla convinta (sì, ma di cosa? Probabilmente che sono un poveraccio bisognoso di cure), se è vero che la conversazione, lungi dal perire miseramente al mio primo diniego, è anzi proseguita.

E dire che a irretirmi non è stata la sua voce vellutata, né i suoi occhi di un grigio-azzurro siberiano, né il suo sguardo ammaliante degno dello spirito volpe più volpino, né il fatto che dalla cintola in su portasse praticamente solo un reggiseno - anche se mi secca ammettere che il fattore ha giocato un ruolo nient'affatto trascurabile - bensì il fatto che la fascinosa glaucopide abbia iniziato il discorso con un "Avec tout le respect que je vous dois, ne seriez-vous pas...?" Ah! Mille dizionari Larousse, mille Petit Robert non saprebbero esprimere la perfezione di queste poche parole!

Ora, fermo restando che è lungi da me il farmi qualsivoglia illusione sulla pur remota possibilità di trascinare la pulzella nel festoso giuoco delle nuvole e delle pioggia, questo pur insignificante episodio fa vacillare il mio sistema di pensiero. Forse che in questa terra arida socialmente e sentimentalmente immobile - prego notare il chiasmo - esistono esemplari capaci di basilari moti di impacciata umanità, pur senza pretendere che tali pulsioni assurgano allo stato di simpatia? Il comportamento della glaucopide sembra suggerire cauti spiragli in questo senso. Continuerò la mia ricerca sul campo, e come Lévi-Strauss raccoglierò materiale per una personale antropologia strutturale, per i Tristi Tropici del dipartimento n°13.

Playlist:

  • Fu Manchu, Start the Machine
  • Entombed, Sons of Satan Praise the Lord
  • Lodger, How Vulgar
  • Caribou, Marino EP
  • Kate Nash, Made of Bricks

2 commenti:

Marco ha detto...

Wow, addirittura la citazione nel tuo blog! Ora mi sento internettianamente realizzato... Tra l'altro hai sfornato ben tre post, delizioso, mi sono fatto una bella scorpacciata trimalcionica di vita provenzale. Per inciso, credo che Aquae Sextiae sia davvero un bel posto. Mai stato? No, ma da quel che dici mi sembra una cittadina interessante.
Dimenticavo: stasera sono rientrato in terra italica, causa egestas pecuniae, comunque, finchè la memoria mi sorregge, potrò scrivere i miei ricordi parigini, magari dettandoli in francese al Rustichello di turno...
Ave atque vale!

Unknown ha detto...

屁祖 approva!



屁祖