venerdì, marzo 07, 2008

Alors casse-toi, pauv' con!

Ci trovavamo a Aix-en-Provence, Aquae Sextiae ai tempi della rimpianta dominazione burina, dipartimento n°13, Bouches du Rhône, patria di Cézanne e (anche se non me l'aveva mai detto nessuno, e tuttora dubito della veridicità dell'asserzione) Zola, a 30 minuti di macchina da Marsiglia (10 se incautamente affidate la guida a un autoctono focese), quando le droghe iniziarono a fare effetto.

Da poco meno di una settimana mi trovo nello stesso luogo di dolore e piacere in cui sette anni orsono, lungocrinito e del tutto inesperto delle cose del mondo, trascorsi i cinque mesi noti ai più sotto il nome di "Paura e Delirio a Aix-en-Provence". Senza avere avvertito quasi nessuno di questa tanto attesa e ormai quasi insperata partenza, mi accingo a iniziare ufficialmente un periodo di ricerca - cito testualmente dalle carte accumulatesi fin dal gennaio 2006 - nell'ambito di una convenzione di dottorato in cotutela tra l'Università Ca' Foscari di Venezia e l'Université de Provence Aix-Marseille III, sede di Aix-en-Provence. Queste le note ufficiali. Quanto a quelle che spero interessino ai più, nelle settimane a venire questo ammasso di ipertesto e cazzi buffi servirà per confessare l'inconfessabile.

Il mio ritorno in terr(on)a francese è stato funestato da un evento tanto atteso quanto fastidioso: lo studiolo in cui avrei dovuto installarmi fin da subito, e per cui avevo già versato - da perfetto beota, bisogna riconoscerlo - un mese di affitto a un coglione dall'accento gutturale e dalla probabile tinta brunita (e che peraltro mi ha tarmato per settimane con stronzate e piccole meschinità, soprattutto insistendo che voleva subito altra grana ma trovandosi stavolta davanti un rifiuto secco come un Martini all'Harry's Bar) probabilmente non esiste. Almeno, il coglione asseritamente brunito non si è presentato all'appuntamento, e ha persino avuto la faccia tosta di scrivermi una mail dicendo che lui si è presentato ma non ha visto nessuno... parola mia che sono rimasto lì tre quarti d'ora. D'altronde sarebbe stato difficile non vedermi né tantomeno sentirmi, un sosia di D'Artagnan che porcona in veneto in una stradina del centro non passa inosservato.

Questa esperienza mi ha indotto a un paio di riflessioni seguite da dichiarazione d'intenti: 1) ho giurato seduta stante che mai e poi mai più mi sarei fidato di chicchessia, sia che presenti tratti caucasici o negroidi; 2) ho altresì dichiarato il fermo proposito di fare un saltino in gendarmerie non appena risolta la faccenda alloggio. So che è troppo chiedere che un plotone di caramba francesi, strafatti di coca e con una certa idiosincrasia nei confronti delle epidermidi abbronzate, prelevi il soggetto nel cuore della notte e lo sfiguri a colpi di Tonfa, prima di invitarlo cortesemente a salire su un aereo da cui, mentre sotto si profila dolce la curva della Costa Azzurra e un gradevole formicolio gli titilla i polsi ben stretti dietro la schiena, costui avrà la rara opportunità di fare un tuffo dove l'acqua è più blu... sì, lo so che è chiedere troppo, ma è un dolce pensiero che mi aiuta a stare meglio, e io ho sempre voluto l'imagination au pouvoir.

Quindici minuti dopo che mi è sbollita l'incazzatura ho tosto intrapreso la ricerca di un riparo per la notte, trovandolo in un alberghetto di infima categoria e perciò di mia conoscenza, che pratica prezzi da ostello e in più offre un servizio irreprochable. Mi sono poi messo, complice la mia nuova SIM francese, alla frenetica caccia di un alloggio per i prossimi mesi. Dopo giorni di corse e decine di telefonate, reazioni scocciate, decifrazioni di abbreviazioni e codici da fare invidia a un jiaguologo, numeri sbagliati e visite blitz a improbabili sistemazioni per cui, poffarbacco, si esigevan principeschi guiderdoni, mi sento di poter stilare una modesta lista dei momenti salienti di questa mia recherche:

  1. chiamo una potenziale offerente in tarda mattinata, giusto per non rompere i coglioni, per essere ancora più gentile e non dare la solita impressione dell'italiano all'estero cafone chiedo se disturbo, e all'altro capo del telefono la zoccola mi schiaffa lì un bel "Oui". Per fortuna che l'annuncio l'hai messo tu... ma se le dicevo che volevo dare una sifonata a sua figlia che diceva?
  2. Uno dei numeri che mi sono capitati tra le mani si è rivelato, a tradimento, quello di un'agenzia immobiliare che proponeva studioli all'interno di una résidence universitaire. Prendo comunque appuntamento con l'ilare mademoiselle Mercier per vedere una di queste soluzioni abitative, e scopro: 1) che mademoiselle Mercier è un troione della più bell'acqua che, per quanto nasuta alla moda giudaica e non proprio di corporatura esile, mi si presenta tutta ingioiellata, con décolleté umbilicale e poitrine in bella mostra; 2) che lo studio puzza di ciò che nella lingua comune viene chiamato merda, perché il precedente e acuto inquilino ha dimenticato del cibo nel frigo spento; 3) che non c'è l'ombra di un mobile, ma tanto "ormai i letti non costano granché"; 4) che tra cauzione, primo mese di affitto, commissione d'agenzia e balle varie avrei dovuto sganciare sull'unghia qualcosa come 1700 euri. Ma quanti ne avrei spesi ancora per un letto, una sedia, una lampada e un radicale intervento di disinfestazione olfattiva?
  3. Telefono a un altro numero e mi risponde una tipa dal chiaro accento a mandorla, probabilmente cinese a giudicare dal modo inconfondibile in cui si rifiutava di pronunciare decentemente qualsivoglia gruppo consonantico complesso. La negoziazione sembra andare bene, finché la tipa non mi chiede "Vous êtes chinois?" Cosa potevo fare? Le ho detto no, italiano. E fu così che, con una scusa del cazzo, la madame prese telefonicamente congedo dal sottoscritto. Di solito, quando si cerca casa, un modo quasi infallibile per trovarla è chiedere a gay o a cinesi... ma per avere le "chiavi in mano", beh, allora a quanto pare o si deve andare di vaselina o di crema ingiallente.
  4. Camera con bella vista, tutti i comfort, accesso a internet, massaggio thailandese tutti i mercoledì bla bla, e poi cosa mi ritrovo? Un loculo di 10 m2 scarsi con soffitto modello "Claustro", una finestrella che dà su piccioni tubanti e scacazzanti, un buco per la presa del telefono e un armadio pieno di vestitacci muffi dell''amica di nonna Speranza perché... la camera si trova nel caratteristico appartamento della signora De Foresta, origini italiane e almeno 130 anni per gamba. Ma la vera fregatura è che a chi ha messo l'annuncio non serve un affittuario, ma un badante. Almeno a giudicare da quel che mi dice la nuora della nonna (tra l'altro un'eccellente granny from Vietnam): "siamo tutti più tranquilli se sappiamo che c'è qui qualcuno se a mia mamma [sic] succede qualcosa"...

Eppure, dopo tante peripezie, sembra che le mie sofferenze siano giunte al termine. Ieri ho preso ufficialmente possesso di uno studiolo nella città vecchia, a mezzogiorno del Cours Mirabeau, gentilmente (e dietro lauta contropartita) messo a disposizione da un signore marsigliese in pensione, nonché sosia perfetto del mai abbastanza osannato commissario Cordier. Il mio ingresso nella nuova dimora è stato seguito da massiccia nonché triplice spesa di materiale detergente in vista di un radicale repulisti, degno della più feroce mamma italiana in visita al figliuolo che vive da solo, articolato nelle seguenti fasi:

  1. lancio nel sacco della roba sporca di tutte le lenzuola, asciugamani, ecc. spacciati per appena usciti dalla lavatrice ma in realtà intrisi di umori e olezzi ben diversi dal Coccolino che mi ero prefigurato;
  2. energica strigliata con sostanze corrosive di tutte le superfici lavabili e non, compresi interno del congelatore e tetto dell'armadio a muro, che ha portato alla luce polveri sottili e meno sottili, adagiatevisi del tutto indisturbate nel corso dei secoli;
  3. doppio giro di scopa con contestuale spostamento di mobilio, e a seguire occhiuta passata di straccio fin negli angoli più remoti della magione;
  4. lavaggio di tutti i piatti, le pentole e il vasellame vario presente nel cucinino;
  5. lancio nel cestino dei tristissimi giornali usati dal precedente inquilino per rivestire cassetti e vani credenza e loro sostituzione con della gradevole carta regalo tinta rossiccia, perfettamente in tono con il legno;
  6. per finire, doccia con contemporanea passata di Cif affinché sia le piastrelle sia il sottoscritto risplendessero come in un mattino di primavera.

A parte, quindi, lo stato molto "francese" (leggi: lercio) in cui l'ho trovato, adesso che profuma di pulito mi godo un'effimera sensazione di ordine e propreté. Pur nella mia cieca e irremovibile esterofilia (e gallofilia in particolare), quindi, continuo la mia crociata nel nome dello stile e della nettezza made in Italy. La casetta non è una reggia (vedi piastre di cottura invece dei fornelli e cesso cieco... famigerata costante nelle soluzioni abitative in terra francese), ma tra il materiale che ho visionato è l'unica opzione che permetta un soddisfacente incrocio tra le più basiche esigenze fisiologiche e quelle di budget. Oggi ho fatto un'altra duplice spesa, questa volta di materiale edibile (immancabile il vaso formato famiglia di Nutella accompagnato da due baguette, rigorosamente trasportate sotto l'ascella), e aspetto con ansia di preparare il mio primo cous cous "à la plaque".

Voilà. Nella prossima puntata - caldamente sconsigliata ad animelle candide, bionde, francesi e paladini del politicamente corretto in campo etnico/etico/sessuale/... - penso che tratterò più diffusamente, e con sorniona aria di superiorità, della fauna indigena - specie nel caso di alcuni esemplari crudelmente strappati alla giungla, mai termine fu più appropriato.

Au revoir!

2 commenti:

Marco ha detto...

Buah ah ah!! Mitico Paolo!
Sono Marco, mi avevi contattato per una traduzione dall'ebraico per un festival della poesia (potrei dire una grossa cazzata, scusa non ricordo...) a Trieste. Probabilmente, essendo ancora nella tua mailing list, ho ricevuto la tua mail e, di conseguenza, anche l'indirizzo del tuo blog. Che spasso! Ora sono a Parigi da qualche mese, ma la ricerca di una casa è tremenda, ti porta piano piano ad assumere tendenze misogalliche e pesantemente xenofobe prima impensabili... Non vedo l'ora di leggere il post sulla fauna locale! Ciao!

Paolo 保羅 ha detto...

Nulla è casuale, caro Marco... non avrei potuto lasciarti all'oscuro, nella mailing list entri a pieno diritto in quanto abitante di terra gallica! E me le sono fatte anch'io parecchie ridacchiate leggendo il tuo blog, hehehe... che dire? Continuiamo a fargli sputare sangue, su. A la prochaine, tchao!